domenica 30 dicembre 2007

Luci spente a mezzanotte del 31 dicembre

di Stefano Corradino e Giorgio Santelli

Milleequarantre. Non facciamo in tempo a predisporre un comunicato che già dobbiamo aggiornare il tragico bollettino. Sono le cifre dei morti sul lavoro che Articolo 21 ha registrato nel 2007. Donne e uomini, italiani e stranieri che non festeggeranno più nessun nuovo anno, che non cresceranno, che non vedranno crescere i loro figli, che non vivranno una vita di coppia, che non arriveranno alla pensione, che non produrranno reddito per sé e per la società. Per questo l'associazione raccogliendo l'appello lanciato da Italo Carones, sindaco di Oriolo Romano (VT) ha lanciato una campagna simbolica: allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre vengano spente le luci delle città italiane per ricordare i morti sul lavoro. Un'iniziativa dal valore simbolico, e per questo abbiamo chiesto principalmente a piccole realtà di aderire alla nostra iniziativa, città simbolo del lavoro e che sono state malauguratamente testimoni degli infortuni nei cantieri”.

Numerose le località che hanno aderito, a partire da Oriolo Romano. “L’idea – afferma il sindaco Italo Carones - è nata dalla voglia di esprimere, con questo pur simbolico gesto, un momento di vicinanza alle famiglie delle vittime del lavoro e nello stesso tempo sollecitare un momento di riflessione e di condivisione del dolore tra i nostri concittadini nel momento più alto delle festività natalizie. E siamo contenti che l’associazione Articolo21, prendendo spunto da noi, abbia riproposto l’iniziativa per Capodanno, invitando tutti i comuni italiani a spegnere simbolicamente le luci”. Importanti le altre adesioni: Campello sul Clitunno (PG), "dove - ricorda il sindaco Paolo Pacifici - il 25 novembre 2006, 4 operai morirono a seguito di una tremenda esplosione presso un'impresa per la raffinazione d'olio". Casale Monferrato, comune piemontese con il più alto tasso di morti per eternit; Nuoro il cui sindaco, Mario Demuru Zidda ha ricordato il minuto di silenzio del consiglio comunale per ricordare la tragedia della Thyssenkrupp. Il Comune di Osini e Iglesias, Guspini, Carbonia, tre centri importantissimi nella storia del lavoro minerario della Sardegna. Anche Graziano Milia, presidente della Provincia di Cagliari, uno insediamenti industriali più significativi ha comunicato la sua concreta adesione. E ancora Gubbio, dove i giornalisti hanno sottoscritto una Carta sull'informazione in cui si poneva l'accento sul tema dell'informazione per la prevenzione. Gubbio a mezzanotte spegnerà "l'albero più grande del mondo" realizzato dai maestri alberaglioli, per ricordare le vittime sul lavoro. E poi Ovada (AL), città della pace e della non violenza, il Comune di Orvieto, il Comune di Terni che attraverso il sindaco Paolo Raffaelli ha comunicato che "sarà spenta l'illuminazione pubblica per sollecitare ogni utile azione tesa a fermare una strage che quest'anno ha fatto più di mille morti e che ha colpito anche la nostra realtà territoriale". Il Comune di Gela attraverso il sindaco Rosario Crocetta. Il Comune di Borgo Valsugana in Trentino; il sindaco, Laura Froner, ha annunciato che sarà spento per un minuto l'albero davanti alla piazza del Municipio. La Provincia di Roma: "d'intesa con il presidente e i colleghi della giunta - ha spiegato l'assessore alla Cultura Vincenzo Vita - aderisce all'iniziativa di Articolo21. Mentre si brinda all'anno nuovo vogliamo anche noi l'attenzione all'amara infelicità delle tragedie del lavoro, un dramma che non dobbiamo rimuovere. Per parte nostra spegneremo per un minuto le luci di Palazzo Valentini, per ricordare tra l'altro che anche la provincia di Roma è stata toccata dagli infortuni sul lavoro".

"La nostra associazione – afferma il portavoce Giuseppe Giulietti – è da tempo impegnata sul fronte della lotta senza quartiere contro quella strage quotidiana che ha preso l’assurdo nome di morti bianche. Articolo21, pertanto, non solo aderisce all’appello lanciato dal sindaco di Oriolo Romano ma ha invitato tutti i propri associati, tutte le associazioni e gli enti locali a individuare i modi e le forme più opportune per accogliere questo appello e per far sì che, a partire dall'iniziativa simbolica del 31 dicembre tutti i giorni dell’anno possano essere contrassegnati da iniziative tese a contrastare questo fenomeno e a creare una nuova consapevolezza in tutta l’opinione pubblica”. “Proprio in questi giorni – sottolinea Giulietti - stiamo celebrando la ricorrenza del 60° anniversario della nostra Costituzione, il cui primo articolo richiama proprio il valore del lavoro come principio portante dell’Italia repubblicana. Inoltre il 2008 è stato dichiarato l’anno dei diritti umani. Anche per queste ragioni vorremmo che il prossimo sia l’anno di una lotta senza quartiere per la sicurezza del lavoro e il rispetto dei diritti individuali e collettivi, augurandoci che il contatore dei morti di Articolo21 possa conoscere lunghi momenti di inattività, e una netta inversione di tendenza”.

ThyssenKrupp, «116 violazioni della sicurezza»

Il rapporto degli ispettori Asl. Indagato, l'ad ThyssenKrupp. I sindacati rifiutano l'anticipo della Cig e chiedono l'apertura di una trattativa a livello nazionale
Sara Farolfi

ThyssenKrupp non riaprirà lo stabilimento di Torino. Non tanto perchè, come ha detto ieri il direttore del personale ai sindacati, «non c'è lo stato d'animo dei lavoratori per riprendere il lavoro a Torino»: cosa ripetuta più volte dai diretti interessati, ma ignorata dalla multinazionale fin dal giorno successivo alla strage che, nella notte tra il 5 e il 6 dicembre scorso, ha ucciso sei persone (il settimo lavoratore, Giuseppe Demasi, resta ricoverato in gravi condizioni).
Lo stabilimento torinese non riaprirà i battenti per il fatto che l'azienda, con ogni probabilità, sarà impossibilitata a farlo. E' infatti arrivati sul tavolo della Procura torinese l'indagine degli ispettori Asl, richiesta dalla stessa Procura per verificare, contestualmente all'eventualità del riavvio della produzione (richiesto dall'azienda), le condizioni di sicurezza nello stabilimento. Si tratta di 116 prescrizioni. 116 violazioni in materia di sicurezza (dagli impianti ai macchinari fino alla sicurezza antincendio), contestate all'amministratore delegato della multinazionale tedesca, Harald Espenhann, iscritto perciò nel registro degli indagati.
Eppure la multinazionale tedesca anche ieri ha provato a giocare le proprie carte. Lo ha fatto durante l'incontro con i sindacati territoriali e nazionali (Fim, Fiom e Uilm) e con le Rsu dello stabilimento presso l'Unione industriali di Torino. Ipotizzando la chiusura anticipata dello stabilimento e proponendo l'anticipo (al 10 dicembre) della cassa integrazione straordinaria che, secondo gli accordi di luglio (quelli in cui era stata ufficializzata la chiusura dello stabilimento torinese e il trasferimento della produzione a Terni), sarebbe dovuta partire a giugno prossimo. La proposta è stata respinta da sindacati e lavoratori che chiedono che la trattativa, e dunque anche un eventuale accordo, sia gestita (come era stato fatto a luglio sul futuro dello stabilimento) a livello nazionale. E con tutti gli elementi sul tavolo, prescrizioni Asl comprese: «Se la chiusura dello stabilimento fosse dovuta agli eventi e alle violazioni rilevate dagli ispettori dell'Asl - dice Giorgio Airaudo, segretario della Fiom torinese - Perchè l'azienda dovrebbe scontarla con l'anticipo della cassa integrazione?». Perchè, in altre parole, per la chiusura dello stabilimento dovrebbero pagare i lavoratori?
A ThyssenKrupp ieri non è restato altro da fare che prendere atto dell'impossibilità di «scaricare la patata bollente a livello locale per arrivare a Roma con un accordo già fatto», sintetizza Ciro Argentino, delegato Fiom nello stabilimento torinese. Una nota del gruppo riferiva nel pomeriggio di ieri che «l'azienda si è fatta carico di garantire lo stipendio per i mesi di dicembre e gennaio (compresa la tredicesima) a tutti i lavoratori di Torino, in attesa del nuovo incontro a livello nazionale chiesto dai sindacati, previsto per l'inizio di gennaio».
«Tecnicamente - ha annunciato ieri il capo del personale Tk, in conclusione dell'incontro con i sindacati - la copertura delle assenze di dicembre avverrà attraverso il riconoscimento di ferie aggiuntive a quelle contrattuali, procedimento valido anche per coloro che non abbiano ferie residue». Un istituto, quello delle ferie aggiuntive, che non esiste - spiega Airaudo: «un escamotage», dovuto al fatto che dire "paghiamo noi", sarebbe inevitabilmente suonata come un'ammissione di responsabilità.
I sindacati chiedono anche che il negoziato con l'azienda affronti tutte le questioni aperte: non solo la cassa integrazione, ma anche la ricollocazione dei lavoratori, che oggi a Torino sono rimasti in circa 150. «Provati, sconfortati e preoccupati», questo lo stato d'animo che Ciro Argentino prova a raccontare. Oggi pomeriggio, una fiaccolata organizzata dai lavoratori percorrerà la strada che separa il monumento dei caduti sul lavoro dal Cto di Torino, «dove c'è Meis», Giuseppe Demasi, il lavoratore ricoverato in gravi condizioni. E anche per la veglia del 31 è stata organizzata una fiaccolata, che partirà dai cancelli dello stabilimento dove, nella notte tra il 5 e il 6 dicembre, sono morte sei persone.

venerdì 28 dicembre 2007

"Conosco i nomi dei miei assassini"

"Conosco i nomi dei miei assassini"

di BENAZIR BHUTTO


La settimana scorsa sono sopravvissuta a un tentato omicidio, ma 140 uomini e donne tra i miei sostenitori e della mia scorta non ce l'hanno fatta. L'attentato del 18 ottobre ha messo in evidenza la critica situazione con la quale siamo alle prese oggi in Pakistan, oggi che cerchiamo di fare campagna elettorale per elezioni libere, oneste e trasparenti sotto la minaccia del terrorismo. Quanto è accaduto dimostra la sfida logistica, strategica e morale che incombe su tutti noi. Come possiamo fare campagna elettorale presso la cittadinanza sotto la minaccia costante e concreta di essere assassinati? Con l'eventualità di un massacro di innocenti?

L'attentato nei miei confronti non è giunto inaspettato. Da informazioni attendibili ero stata avvisata di essere presa di mira da elementi che vogliono ostacolare il processo democratico. Più specificatamente ero stata informata che Baitul Masood, un afgano a capo delle forze Taliban nel nord del Waziristan, Hamza bin Laden, un arabo, e un militante della Moschea Rossa erano stati mandati in missione con il compito di uccidermi. Ho anche temuto che fossero strumenti nelle mani dei loro stessi simpatizzanti, infiltratisi nella sicurezza e nell'amministrazione del mio Paese, gli stessi che ora temono che il ritorno della democrazia possa far deviare i loro piani.

Abbiamo cercato di prendere tutte le precauzioni del caso. Abbiamo chiesto i permessi per importare un automezzo corazzato a prova di proiettile. Abbiamo chiesto di ottenere gli strumenti tecnologici con i quali individuare e disattivare gli ordigni esplosivi improvvisati spesso collocati sul ciglio della strada. Avevamo chiesto che mi fosse assicurato il livello di sicurezza al quale ho diritto nella mia qualità di ex primo ministro.

Adesso, dopo il massacro, appare quantomeno sospetto il fatto che i lampioni delle strade circostanti il luogo esatto dell'attentato - Shahra e Fisal - fossero stati spenti, così da consentire agli attentatori suicidi di avvicinarsi quanto più possibile al mio automezzo. Provo grandissimo sconcerto all'idea che le indagini sull'attentato siano state affidate al vice ispettore generale Manzoor Mughal, presente quando mio marito alcuni anni fa stava quasi per perdere la vita per le torture subite.

Naturalmente, conoscevo i rischi che avrei corso. Già due volte in passato ero stata presa di mira dagli assassini di al Qaeda, tra i quali il famigerato Ramzi Yousef. Conoscendo il modus operandi di questi terroristi, so che tornare a colpire il medesimo bersaglio è per loro prassi naturale (si pensi al World Trade Center), e che dunque sicuramente stavo correndo un pericolo maggiore.

Alcuni esponenti del governo pachistano hanno criticato il mio ritorno in Pakistan, il mio progetto di far visita al mausoleo della tomba del fondatore del mio Paese, Mohammed Ali Jinnah. Mi sono trovata davanti a un dilemma: ero stata in esilio per otto anni, lunghi e dolorosi. Il Pakistan è un Paese nel quale la politica è qualcosa di molto radicato, che si pratica in massa, con un contatto faccia a faccia, persona a persona. Qui non siamo in California o a New York, dove i candidati fanno campagna elettorale pagando i media o spedendo messaggi e posta abilmente indirizzata. Qui quelle tecnologie non soltanto sono logisticamente impossibili, ma altresì incompatibili con la nostra cultura politica.

Il popolo pachistano - a qualsiasi partito esso appartenga - ha voglia, si aspetta di vedere e ascoltare i leader del proprio partito, e di essere parte integrante del discorso politico. I pachistani partecipano ai comizi e ai raduni politici, vogliono ascoltare direttamente e senza intermediari i loro leader parlare con megafoni e altoparlanti. In condizioni normali tutto ciò è impegnativo. Con una minaccia terroristica che incombe è straordinariamente difficile. Mio dovere è far sì che non sia impossibile.

Ci stiamo consultando con strateghi politici su questo problema. Vogliamo essere sensibili nei confronti della cultura politica della nostra nazione, offrire alla popolazione l'opportunità di prendere parte al processo democratico dopo otto lunghi anni di dittatura, ed educare cento milioni di elettori pachistani sulle problematiche all'ordine del giorno.

Non vogliamo, tuttavia, essere imprudenti. Non vogliamo mettere in pericolo senza motivo e senza necessità la nostra leadership e certamente non vogliamo rischiare un eventuale massacro dei miei sostenitori. Se non faremo campagna elettorale, saranno i terroristi ad aver vinto e la democrazia farà un ulteriore passo indietro. Se faremo campagna elettorale rischiamo di essere vittime di violenza. È un enorme problema insolubile.

Attualmente stiamo concentrandoci su tecniche per così dire ibride, che combinino il contatto individuale e di massa con l'elettorato con il rispetto di rigide misure di sicurezza. Laddove c'è chi ha il telefono, potremo provare a contattarlo con un messaggio preregistrato, che descriva le mie posizioni al riguardo di alcune questioni e inviti la cittadinanza a recarsi alle urne.

Nelle aree rurali stiamo prendendo in considerazione l'idea di trasmettere miei messaggi a intervalli regolari dagli impianti stereo installati nei centri dei villaggi. Invece di attraversare il Paese con i tradizionali mezzi di trasporto tipici della politica pachistana, stiamo prendendo in esame la possibilità di "caravan virtuali" o di "comizi virtuali", nel corso dei quali potrei rivolgermi a un pubblico numeroso di tutte le quattro province del Paese affrontando i temi più importanti della campagna.

Stiamo infine anche studiando la fattibilità di una nuova educazione dell'elettorato, di nuove tecniche che inducano a recarsi alle urne e che al contempo riducano al minimo la mia vulnerabilità e le occasioni per un attentato terroristico soprattutto nelle prossime cruciali settimane che ci separano dalle elezioni del nostro Parlamento.

Non dobbiamo permettere che la sacralità del processo politico sia sconfitta dai terroristi. In Pakistan occorre ripristinare la democrazia e l'equilibrio delle posizioni moderate, e il modo per farlo è tramite elezioni libere e oneste che instaurino un governo legittimo su mandato popolare, con leader scelti dal popolo. Le intimidazioni da parte di assassini codardi non dovranno far deragliare il cammino del Pakistan verso la democrazia.

copyrightbenazirbhutto2007
(traduzione di Anna Bissanti)


(28 dicembre 2007) da Repubblica.it

giovedì 27 dicembre 2007

Difensore civico, approvato il regolamento

La delibera è passata in Consiglio comunale con i soli voti della maggioranza

di M.Tos.(Latina Oggi)

IL CONSIGLIO comunale di Itri ha approvato il regolamento del difensore civico. Alla votazione, cui ha partecipato la sola maggioranza per le note polemiche relative alla lottizzazione di Punta Cetarola sollevate dall’opposizione, ha dato il via libera definitivo al lavoro della nuova figura istituzionale. Il difensore civico è stato istituito presso l’amministrazione comunale di Itri con una deliberazione del consiglio comunale del 5 dicembre 2006 e rappresenta uno dei principali istituti di partecipazione previsti dalla legge in favore dei cittadini. Il compito del difensore civico è, infatti, quello di controllare, garantire e tutelare la legalità, la imparzialità ed il buon funzionamento della pubblica amministrazione nei confronti proprio dei cittadini. Questa funzione di garanzia è diretta a preservare i loro diritti e interessi, nonchè la stabilità della pubblica amministrazione. Il difensore civico interviene nei casi in cui nello svolgimento dell'attività amministrativa si profilino ritardi, irregolarità, negligenze, disfunzioni, carenze, omissioni, abusi o illegittimità.

domenica 23 dicembre 2007

Dura lettera dell'opposizione sulla lottizazione di Montepiano-Punta Cetarola

Pubblichiamo la lettera che, dopo aver abbandonato l'aula nel Consiglio del 18/12, i consiglieri comunali di opposizione della lista "Itri sei tu" hanno inviato a diverse autorità competenti.

P.S. nel frattempo il Consiglio comunale, in seconda convocazione 20/12, ha proceduto all'unanimità dei presenti (l'opposizione non ha preso parte ai lavori) alla prima approvazione del progetto di lottizazione in zona Montepiano-Punta Cetarola.
Giovanni

Al Ministro dell’Ambiente On. Pecoraro Scanio
Al Presidente della Regione Lazio On.Piero Marrazzo
Al Prefetto di Latina
All’Assessore Regionale All’Ambiente On. Filiberto Baratti
All’Assessore Regionale all’Urbanistica On. Massimo Pompili
Al Consigliere Regionale On. Domenico Di Resta
Al Consigliere Regionale On. Claudio Moscardelli

I sottoscritti consiglieri di minoranza del Comune di Itri (Lt) della lista di centro sinistra “Itri sei tu” denunciano il gravissimo comportamento che la maggioranza guidata dal Sindaco Giovanni Agresti sta attuando.

A tal proposito rappresentano quanto segue:

1. nonostante la nostra ferma contrarietà è stato convocato per oggi 18 dicembre alle ore 18 un consiglio comunale con all’ordine del giorno, al punto 6, l’adozione del piano di lottizzazione convenzionato presentato dalla società “Cetarola s.r.l.”. Si tratta di un in un intervento turistico-ricettivo di circa 80.000,00 metri cubi in località Cetarola, distante circa 15 chilometri dal centro urbano, su un’area di grande pregio ambientale e naturalistico, una delle poche aree rimasta indenne dalla devastazione edilizia del nostro territorio.

  1. L’aver inserito all’ordine del giorno del consiglio comunale l’adozione del piano di lottizzazione è gravemente illegittimo per violazione di legge ed in particolare del vigente statuto comunale, norma di diritto pubblico vincolante per il nostro consiglio comunale. Infatti l’articolo 62 dello statuto recita testualmente: “l’adozione di strumenti urbanistici è preceduta da istruttoria pubblica”, istruttoria disciplinata dallo stesso statuto. Orbene, per inequivocabile previsione normativa, per giurisprudenza costante e consolidata nonché per dottrina, il piano di lottizzazione è qualificato a tutti gli effetti quale strumento urbanistico attuativo, equiordinato e dello stesso valore giuridico del piano particolareggiato. Non vi è alcun dubbio, pertanto, che siamo di fronte ad uno strumento urbanistico attuativo la cui adozione presuppone obblogatoriamente, per espressa disposizione statutaria, lo svolgimento dell’istruttoria pubblica. Aver inserito all’ordine del giorno del consiglio l’adozione del piano di lottizzazione in questione rappresenta una palese violazione dello statuto comunale e rende illegittimo tutto il procedimento amministrativo.
  1. L’ acclarata illegittimità procedimentale è ulteriormente aggravata dal vero e proprio colpo di mano che la maggioranza ha finora attuato e testardamente, nonostante i nostri inviti e le nostre diffide, continua ad attuare. Infatti si cerca di approvare, senza alcuna discussione preventiva, un intervento turistico-ricettivo di circa 80.000,00 metri cubi in località Cetarola, su un’area di grande pregio ambientale e naturalistico, una delle poche aree rimasta indenne dalla devastazione edilizia del nostro territorio, distante circa 15 chilometri dal centro urbano. Una decisione del tutto irragionevole anche in considerazione del fatto che è oramai prossima l’adozione di un nuovo piano regolatore generale che deve affrontare tra l’altro il gravissimo fenomeno della trasformazione di intere zone agricole in zone turistiche di fatto dove si sono realizzati, con uno scempio unico del territorio, volumetrie di gran lunga superiori al milione di metri cubi. E’ grave che ad un argomento di tale importanza e rilevanza si sia dedicata solo ed esclusivamente una fugace commissione urbanistica nella mattinata di ieri 17 dicembre. Ed è ancora più grave è il fatto che i consiglieri comunali non hanno avuto il tempo di studiare ed esaminare l’imponente documentazione e che alcuni documenti importantissimi quali la bozza di convenzione non esistevano agli atti e sono stati consegnati soltanto alle ore 12 sempre di ieri 17 dicembre.
  1. di fronte a tutto questo, abbiamo ripetutamente richiesto, sia in sede di commissione consiliare che in apertura del consiglio comunale di questa sera, di ritirare o rinviare a data da destinarsi il punto all’ordine del giorno. Il tutto anche in considerazione del fatto che dalla Regione Lazio non è ancora pervenuta l’importantissima Valutazione di Impatto Ambientale, all’esame dei competenti uffici regionali dell’assessorato all’ambiente. E’ stato tutto inutile e per protesta abbiamo deciso di non partecipare alle riunioni del consiglio comunale fino a quando non verranno ripristinate regole elementari di correttezza giuridica e democratica.

Alla luce di quanto brevemente esposto chiediamo cortesemente un incontro urgente al Presidente della Regione Lazio ed al Prefetto di Latina per rappresentare più nel dettaglio la grave situazione in atto nel Comune di Itri affinché si possa ripristinare una legalità troppe volte violata.

Itri, 18 dicembre 2007 ore 21,00

Italo La Rocca – Capo gruppo consiliare
Giovanni Ialongo – Consigliere comunale
Luca Iudicone- Consigliere comunale
Igor Ruggieri – Consigliere comunale
Piero Ruggieri – Consigliere comunale

giovedì 20 dicembre 2007

Il Consiglio Comunale di Martedì 18 dicembre 2007

Cari ragazzi,

come ben sapete,martedi 18 dicembre 2007 si è svolto nell'aula consiliare del Comune di Itri il consiglio Comunale.Innanzittutto la seduta, prevista per le ore 18 è iniziata con 10-15 minuti di ritardo anchè perchè si vociferava nei "corridoi" che forse quella sera non si sarebbe fatto niente, un segnale preciso di quanto la tensione tra la maggioranza e l'opposizione fosse alta.Dopo che il Presidente del Consiglio Elena Palazzo aveva riunito tutti i consiglieri per dare inizio alla seduta,il capogruppo di minoranza Italo La Rocca ,con estremo garbo, ha proposto una pregiudiziale preventiva, all'inizio del Consiglio, affinchè venisse rinviato il punto all'ordine del giorno numero 6 che prevedeva una discussione sul piano di lottizzazione convenzionata ad iniziativa privata da parte della società Punta Cetarola srl per la costruzione di un mega parco turistico di circa 60000 metri cubi in zona Montepiano.La pregiudizale denunciava l'illegittimità procedimentale, basandosi su violazioni di articoli dello Statuto e la mancanza di correttezza amministrativa sul punto in questione, inoltre,riferiva Italo La Rocca, dell'impossibilità temporale dei consiglieri comunali di esaminare la bozza di convenzione(documento fondamentale) poichè essa era stata consegnata solamente il giorno prima.Pertanto il capogruppo si apprestava a richiedere la tempestiva votazione preliminare al Consiglio,il cui risultato avrebbe vincolato i consiglieri della Lista "Itri sei tu" ad abbandonare l' aula.Dopo l'annuncio di questa pregiudiziale hanno fatto seguito alcuni commenti da parte dei consiglieri di maggioranza,tra cui anche il Sindaco, che parlato di "posti di lavoro" ,di un "turismo diverso" ed ha accusato Italo La Rocca di utilizzare frasi ad effetto su una cosa che tutti i cittadini sapevano. Inoltre Elena Palazzo e Paolo Stamegna hanno negato la validità della tesi esposta dalla minoranza rifiutando le accuse mosse dal Cons.La Rocca e giustificandone le motivazioni.Nonostante gli inviti del Cons. Raffaele Mancini all'opposizione di rimanere in aula il Capogruppo di minoranza richiedeva fermamente il voto sulla pregiudiziale che è stata respinta per 11 voti a 5.A quel punto la minoranza si è alzata per abbandonare la seduta e non partecipare più a nessun consiglio comunale fino a quando nn sarebbero state accolte le proprie richieste.Forse qualche consigliere non si aspettava che l'opposizione se ne sarebbe andata e successivamente il Sindaco ha sospeso la seduta per decidere cosa fare.La seduta riprendeva con la maggioranza che aveva deciso di proseguire a discutere sui punti all'ordine del giorno.
Si è discusso dell'antenna sul Castello medioevale con interventi di De Santis che accusava l'associazione Pro Sant'Angelo di aver fatto firmare un falso,il cons. Stamegna che esplicava la sua idea sulla questione e poi il cons. Arch. Andrea Di Biase che informava il consiglio anche in qualità di tecnico e competente in materia sull'infondatezza delle richieste di non immettere quell'antenna sul Castello.Concludeva poi il Sindaco affermando che si sarebbero adeguati al parere della Sovraintendenza ai beni Culturali.Si approvava all'unanimità dei presenti la proposta di mettere l'antenna sul Castello.Si passava quindi al punto all'ordine del giorno sulla raccolta differenziata con l'assessore Claudio Cardogna che riferiva lo stato attuale sulla raccolta differenziata con una lunga e molto dettagliata relazione.Successivamente l'assessore Andrea di Biase lasciava la seduta,seguito da Paolo Stamegna e De Santis.A quel punto Elena Palazzo, insieme al segretario comunale verificavano la presenza del numero legale che mancava e rinviava la seduta con i restanti punti all'ordine del giorno ad oggi,Giovedi 20 dicembre alle ore 18.00

Gaetano

CHI C’E’ DIETRO ?????????????

CHI C’E’ DIETRO ?????????????

PUBBLICO UN DOCUMENTO DELL'ASSOCIAZIONE ANTONINO CAPONNETTO,CHE AMIO AVVISO ANDREBBE RIFERITA IN CONSIGLIO COMUNALE.RAGAZZI NON SI PUO' STARE FERMI,DOBBIAMO MUOVERCI PERCHE' I PROBLEMI GRANDI POTEVANO ESSERE RISOLTI QUANDO ERANO PICCOLI E DA NOI STANNO DIVENTANDO ANNO DOPO ANNO SEMPRE PIU' GRANDI.

ECCOLA:

Uno scempio .Una devastazione di uno dei territori più incontaminati della provincia di Latina.

Da Itri a Sperlonga è un fiorire di case,casupole,ville,piscine e quant’altro.Si costruisce persino su siti archeologici.

In una zona delle meno controllate della provincia sorgono scheletri di ville dappertutto,si sbancano montagne e colline,senza che qualcuno vada a controllare,a vedere chi ha rilasciato – se sono state rilasciate –le relative concessioni e le autorizzazioni.

Ma chi sono questi miliardari ? Da dove vengono ? Qualcuno parla di gente “sospetta”:casertani e napoletani.Tempo fa ci è arrivata una segnalazione anonima nella quale si parlava di persone appartenenti al clan di Lauro .Ovviamente queste si servivano di ………prestanome,di ….insospettabili,di professionisti ( come al solito ).Girammo la segnalazione e ci fu risposto che si trattava di persone e società………….del nord (sic),come se questo bastasse a tranquillizzarci. Senza sapere che anche la società che fu individuata dalla Procura e dalla Squadra Mobile di Palermo nel porto di Gaeta – che faceva capo al figlio di Toto Riina –era………….una società del nord !

Ora leggiamo della grande lottizzazione che sta partendo a Punta Cetarola,oltre 60.000 metri cubi di cemento,la “più grande dell’Italia centrale “,come l’ha definita il Sindaco di Itri,in una zona dove qualche tempo fa fu preso anche un latitante della camorra.

Ai Carabinieri,alla Polizia di Stato,alla Guardia di Finanza,alla DIA chiediamo di vedere “chi “ c’è dietro, perché,dopo quanto detto dal S:Procuratore della DDA di Napoli dr:Ardituro a proposito della provincia di Latina considerata ormai dai clan parte integrante della provincia di Caserta,non siamo affatto tranquilli.
Attendiamo assicurazioni al riguardo.

LA SEGRETERIA DELL’ASSOCIAZIONE “A.CAPONNETTO”

GAETANO


mercoledì 19 dicembre 2007

RITRATTO DI...
GANDHI



Mohandas Karamshand Ghandi nacque nel 1869 in una piccola città dell'India occidentale da una famiglia della borghesia legata all'amministrazione britannica ma molto attaccata alle tradizioni. Ebbe un'educazione induista e ne assimilò uno dei suoi pilastri, la legge dell'ahimsa, "il non-far-del-male".
Studiò nelle scuole inglesi e si laureò in legge a Londra, dove si interessò vivamente al cristianesimo e alla filosofia greca.
Dopo la guerra si trasferì in Sudafrica e vi svolse l'attività di avvocato difensore della comunità indiana, formata da 150000 persone. Lì ebbe modo di constatare la condizione di brutalità e sfruttamento in cui la minoranza bianca teneva sia i bianchi che i neri. Proprio in quegli anni elaborò la sua singolare dottrina della "non-violenza attiva" o "non cooperazione" di cui fece poi il metodo della sua lotta anticolonialista.
Contemporaneamente abbandonò ogni abitudine occidentale e adottò l'ascetismo indiano: si vestì con il bianco lenzuolo di lino degli indù più poveri, si dedicò unicamente al lavoro manuale, la filatura e la tessitura, per non dover dipendere dal denaro ottenuto con umiliazioni e compromessi, e assunse il cibo appena necessario per vivere; sebbene sposato con una donna che amava profondamente, praticò la castità.
Questo stile di vita lo circondò di un'aurea di santità già mentre era in Sudafrica (dove tra l'altro i bianchi lo tennero a lungo in prigione) e gli valse presso i suoi seguaci l'appellativo di Mahatma.
Durante la Prima guerra mondiale si sentì pronto per affrontare i problemi dell'India e tornò in patria.
Lì riprese la sua lotta all'imperialismo, insegnando non già la "resistenza passiva", ma una "resistenza attiva non violenta" basata su quattro principi:
- violare la legge quando essa era ingiusta;
- subire pazientemente le conseguenze dell'infrazione;
- rifiutare di cooperare con lo stato colonialista;
- praticare il digiuno totale rischiando anche la morte se l'obiettivo da raggiungere richiedeva questo sacrificio estremo.
La "resistenza attiva non violenta" si manifestò in centinaia di azioni volte a boicottare l'economia britannica, come accadde quando una decina di migliaia dei suoi seguaci si sdraiò sui binari per impedire ai treni di partire.
In altri casi promosse azioni volte a distruggere l'immagine liberale dell'Inghilterra, come quando schiere di indù si presentarono per giorni a gruppi di quattro davanti a un locale vietato agli Indiani e, dopo avere chiesto di entrare, si lasciarono bastonare senza un lamento.
Uno dei momenti più alti e spettacolari della "resistenza attiva" fu nel 1930 la "marcia del sale" indetta per protestare contro la tassa che vi avevano imposto gli Inglesi. Gandhi percorse 140 chilometri a piedi, seguito da una folla che si faceva via via più sterminata, e si recò fino alla riva del mare per raccogliere il sale che la natura regalava agli Indiani e sul quale la corona britannica, mai sazia nella sua avidità di sfruttamento, voleva speculare.
Molti Indiani morirono durante la "resistenza attiva", specialmente quando gli ufficiali britannici perdevano la testa e sparavano sulla gente disarmata lasciando centinaia di morti sul terreno.
Ma i giornali di tutto il mondo fecero di Gandhi un eroe e l'India, seguendolo, visse un indimenticabile momento di gloria.

martedì 18 dicembre 2007

US ARMY, PIU' SUICIDI CHE CADUTI IN IRAQ
(Seimila reduci si sono tolti la vita soltanto nel 2005)

Sara Berutto -New York-
Per molti soldati americani che hanno combattuto in Iraq e in Afghanistan la guerra più sanguinosa comincia con il ritorno a casa: il numero dei suicidi tra i veterani supera quello dei militari uccisi dall’inizio del conflitto. I dati, raccolti in un’inchiesta durata cinque mesi dal network Cbs, sono impietosi: soltanto nel 2005 sono stati 6256 gli ex soldati che hanno deciso di togliersi la vita una volta tornati dalle loro famiglie. Una media di 17 suicidi al giorno, più del doppio del resto della popolazione statunitense.Il tasso di suicidi negli Stati Uniti è di 8,9 casi su 100 mila persone, ma tra i veterani la cifra sale a 18,7. I numeri si fanno ancora più preoccupanti se messi a confronto con quelli dei soldati caduti in combattimento in Iraq dal 2003. Per il sito internet iCasualties, fondato dall’ingegnere elettronico Michael White per monitorare le vittime del conflitto in Iraq, sono 3863 i soldati americani uccisi in servizio dal 2003 a oggi, una media di 2,4 al giorno.I militari più a rischio sono i reduci giovani, che hanno tra i 20 e i 24 anni: 22,9 su 100 mila decidono di togliersi la vita, un numero quattro volte superiore ai coetanei che non hanno prestato servizio militare in zone di guerra. Come il riservista della Marina Jeff Lucey, 23 anni, che ha deciso di farla finita usando la pompa per innaffiare il giardino per impiccarsi nella cantina dei suoi genitori. O come Tim Bowman, riservista, spedito in missione in una delle zone più pericolose di tutta Baghdad, conosciuta come «Airport Road». Otto mesi dopo il suo ritorno a casa, il Giorno del Ringraziamento, si è sparato. Anche Tim aveva 23 anni. «Quando è tornato i suoi occhi erano semplicemente morti. La luce non c’era più», ha detto alla tv Cbs la madre del ragazzo, Kim Bowman. Derek Enderson, invece, era già tornato dall’Iraq due volte, ma la terza è stata fatale: si è gettato da un ponte a 27 anni.«Siamo di fronte a una crisi gravissima - ha dichiarato Kevin Lucey, padre di Jeff Lucey - e troppe persone hanno deciso di voltare la testa e guardare da un’altra parte». Lucey si riferisce alle autorità militari e federali che, secondo i parenti delle vittime, non stanno facendo abbastanza per arginare il problema. Tanto che, sebbene molti studi siano stati condotti in merito a questa tendenza, non esiste un rapporto ufficiale che stabilisca il numero totale dei casi di suicidio tra i veterani. Anche per questo motivo la tv Cbs ha dovuto lavorare oltre cinque mesi per raccogliere i dati e le testimonianze. Daniel Akaka, presidente della commissione Veterani del Senato, ha definito la situazione descritta nell’inchiesta «inaccettabile»: «Sono particolarmente preoccupato per il fatto che così tanti giovani soldati decidano di togliersi la vita. Per troppi reduci tornare a casa non significa finire di combattere. Non c’è alcun dubbio che qualche provvedimento vada preso». Negli Stati Uniti gli ex soldati sono oltre 25 milioni, 1,6 dei quali ha servito in Iraq o in Afghanistan. Secondo il «National Center for Post Traumatic Stress Disorder» lo stress e i traumi a cui i soldati sono sottoposti al fronte non fanno che aumentare il rischio emarginazione sociale e suicidio, così come l’abuso di droghe o farmaci e le difficoltà relazionali ed economiche che spesso affliggono chi ritorna in patria.L’alto tasso di suicidi non è l’unico problema a preoccupare il Dipartimento dei Veterani. Uno studio pubblicato la scorsa settimana ha rivelato che un senzatetto su quattro in America ha prestato servizio nell’esercito, nonostante gli ex militari rappresentino solo l’11 per cento della popolazione totale. E questi non sono gli unici scandali che hanno coinvolto i veterani: le rivelazioni dei giornali sul «Walter Reed Army Medical Centre», ospedale militare di Washington dalle strutture fatiscenti, ha danneggiato l’immagine dell’esercito anche perché alcuni chirurghi dell’esercito, tra cui il generale Kevin Kiley, sono stati congedati per i cattivi servizi prestati ai reduci di Iraq e Afghanistan. Nel complesso quanto la Cbs descrive assomiglia allo scenario del post-Vietnam, anche se allora il numero dei reduci era assai maggiore.
Da www.lastampa.it (16/12/2007)

lunedì 17 dicembre 2007

INFORMARSI SULLA GUERRA, LAVORARE PER LA PACE


Epoca antica
Guerra di Troia-1200 a.C.
Guerre persiane 499 a.C.-478 a.C.
Guerre siciliane 480 a.C.-307 a.C.
Prima guerra siciliana 480 a.C.
Seconda guerra siciliana 410 a.C.-340 a.C.
Terza guerra siciliana 315 a.C.-307 a.C.
Guerra del Peloponneso 431 a.C.-404 a.C.
Guerra corintica 395 a.C.-387 a.C.
Guerre sannite (tra Roma ed i Sanniti) 343 a.C.-290 a.C.
Prima guerra sannita 343 a.C.-341 a.C.
Seconda guerra sannita 327 a.C.-304 a.C.
Terza guerra sannita 298 a.C.-290 a.C.
Guerre di
Alessandro Magno 334 a.C.-323 a.C.
Guerre dei Diadochi 323 a.C.-280 a.C.
Guerre puniche (tra Roma e Cartagine) 264 a.C.-146 a.C.
Prima guerra punica 264 a.C.-241 a.C.
Seconda guerra punica 218 a.C.-201 a.C.
Terza guerra punica 149 a.C.-146 a.C.
Guerre macedoni 215 a.C.-168 a.C.
Prima guerra macedone 215 a.C.-205 a.C.
Seconda guerra macedone 200 a.C.-196 a.C.
Terza guerra macedone 171 a.C.-168 a.C.
Guerre servili romane
Prima guerra servile 136 a.C.-132 a.C.
Seconda guerra servile 104 a.C.-100 a.C.
Terza guerra servile o rivolta spartachista (iniziata da Spartaco) 73 a.C.-71 a.C.
Guerra giugurtina 122 a.C.-105 a.C.
Guerra sociale 91 a.C.-88 a.C.
Guerra civile romana (iniziata da Silla) 82 a.C.-81 a.C.
Guerra gallica (di Giulio Cesare) 58 a.C.-51 a.C.
Guerra civile romana (iniziata da Cesare) 49 a.C.-45 a.C.
Guerra civile romana 43 a.C.-31 a.C.
Invasione romana della Britannia 43
Prima guerra giudaico-romana 66-70
Seconda guerra giudaico-romana 115-117
Terza guerra giudaico-romana 132-135
Guerra dei tre regni in Cina 220-265
Guerra degli otto principi in Cina 291-306
Guerre vandaliche 533-534
Guerra gotica 535-553

Età medioevale
Guerra dei cent'anni 1337-1453
Guerra delle due rose 1455-1485

Emoderna
Guerre di religione 1562-1598
Guerra Anglo-Spagnola 1585-1604
Guerra dei trent'anni 1618-1648
Prima guerra anglo-olandese 1652-1654
Seconda guerra anglo-olandese 1665-1667
Guerra di devoluzione 1667-1668
Guerra d'Olanda 1672-1678
Terza guerra anglo-olandese 1672-1674
Guerra della Lega di Augusta 1688-1697
Grande guerra del nord 1700-1721
Guerra di successione spagnola 1701-1714
Guerra di successione polacca 1733-1739
Guerra di successione austriaca 1741-1748
Guerra dei sette anni 1756-1763
Guerre napoleoniche 1796-1815

Età contemporanea
Guerre di indipendenza italiane 1848-1866
Prima guerra di indipendenza italiana 1848
Seconda guerra di indipendenza italiana 1859-1861
Terza guerra di indipendenza italiana 1866
Guerra di Crimea 1853-1856
Guerra di secessione americana 1861-1865
Guerra franco-prussiana 1870-1871
Prima guerra boera 1880-1881
Campagna d'Africa Orientale 1895-1896
Guerra ispano-americana 1898
Seconda guerra boera 1889-1902
Guerra russo-giapponese 1904-1905
Guerra italo-turca 1911-1912
Prima guerra dei Balcani 1912
Seconda guerra dei Balcani 1913
Prima guerra mondiale 1914 - 1918
Guerra russo-polacca 1919 - 1921
Guerra d'Etiopia 1935-1936
Seconda guerra mondiale 1 settembre 1939 - agosto 1945
Guerra di Corea 1950-1953
Guerra d'Indocina 1946-1954
Prima guerra arabo-israeliana 1948
Guerra d'Algeria 1954-1962
Guerra del Canale di Suez 1956
Guerra del Vietnam 1964-1975
Guerra dei sei giorni 1967
Guerra del calcio 1969
Guerra del Kippur 1973-1974
Guerra civile cambogiana 1970 -1975
Invasione sovietica dell'Afghanistan 1979-1989
Guerra Iran-Iraq 1980-1988
Guerra delle Falkland 1982
Intervento americano a Grenada 1983
Guerra di Panama 1989
Prima guerra del Golfo 1990-1991
Guerre jugoslave 1991-1995
Guerra Georgia-Abcasia 1992-1993
Guerra in Cecenia 1994-2004
Guerra del Kosovo 1999
Invasione statunitense dell'Afghanistan 2001-
Seconda guerra del Golfo 20 marzo 2003-
Conflitto israelo-libanese 2006


Non so chi avrà la pazienza e l'interesse di leggere questo lungo elenco di stupide guerre, ma la verità è che la guerra oggi è considerata quasi una cosa normale, ordinaria. C'è addirittura chi ha il coraggio di dire che una guerra è giusta.

Ma cos'è una guerra? Una guerra è un evento socio-politico di vaste dimensioni che consiste nel confronto armato fra due o più soggetti collettivi significativi.
Per quanto riguarda le origini della parola guerra vi sono due ipotesi:
a) Deriva dal franco werra ed entra a far parte della lingua italiana tramite il latino medievale guerra, dal V-VI secolo.
b) Deriva dall’antico tedesco werra verbo che significava avviluppare (guerra = mischia).La parola faceva riferimento al prevalere del modo disordinato dei germani su quello ordinato dei romani.
Per quanto concerne gli aggettivi riferiti a guerra:
c) Dal latino bellum (da duellum = combattimento a due) deriva il suffisso italiano di aggettivi quali: bellico, bellicoso, belligerante. Dal greco polemos ( forse da una radice indeuropea pol =polvere) deriva invece il suffisso di termini quali:polemica, polemico, polemizzare.
Nonostante la storia dell'uomo sia millenaria, l'umanità non sembra aver attraversato nessun periodo prolungato senza guerre.
La guerra, con i suoi orrori e le sue crudeltà, sembra appartenere al patrimonio genetico della specie umana. E' l'Iliade, un poema epico della guerra tra Greci e Troiani, il primo grande libro della civiltà occidentale.
Tutt'oggi, pur avendo ormai superato la boa del terzo millennio, la guerra divampa in varie parti del globo, guerre fra nazioni, ma anche guerre civili, interne ai singoli stati.
Eppure l'aspirazione alla pace fa ugualmente parte dei sogni dell'uomo, tanto che il massimo filosofo della modernità, Immanuel Kant, dedicò allo studio delle condizioni che avrebbero condotto alla pace perpetua un volumetto importante.
Perché allora l'uomo vuole il bene e fa il male? Perché la storia umana è un succedersi ininterrotto di atrocità, un "immenso mattatoio", secondo la definizione datane da Hegel nella sua Filosofia della storia? Perché la guerra?
Freud rispose a quest'ultima domanda affermando che nell'uomo c'è un'ineliminabile spinta aggressiva e distruttiva, che solo l'incessante processo di civilizzazione può tentare di tenere a bada.
Ma la guerra, questo "duello su vasta scala per costringere l'avversario a piegarsi alla propria volontà", come la definì Von Clausewitz, riconosce a mio avviso, ragioni supplementari, di carattere economico e ideologico.
Gli uomini entrano costantemente in conflitto, a causa di interessi e di visioni del mondo contrapposte e, almeno in apparenza, inconciliabili.
E, ritornando nell'ambito della psicologia, possono affacciarsi alla ribalta della Storia, favoriti da un preciso contesto economico e culturale, leader animati da una volontà di potenza distruttiva, dalla personalità gravemente disturbata, capaci di convincere le masse della giustezza dei loro propositi.Sfogliando qualsiasi libro di storia se ne incontrano tanti, Hitler, Stalin, Gengis Kahn, Caligola, Nerone, Tamerlano...
Persino persone colte e capaci di affetto autentico nei confronti dei propri familiari e della cerchia degli amici riescono a macchiarsi di crimini infami nei confronti dell'umanità. È il caso, per esempio, di molti gerarchi nazisti, affabili nella quotidianità, che leggevano buoni libri e ascoltavano buona musica, capaci poi di pianificare freddamente lo sterminio di esseri umani innocenti.
I pacifisti sostengono che la guerra è diventata ormai nella coscienza evoluta, uno strumento obsoleto nella risoluzione dei conflitti. E hanno sostanzialmente ragione.Purtroppo non riescono a dirci cosa dobbiamo fare, in concreto, se imperi o nazioni sono pronti ad annientarci senza pietà.
La speranza di tutti va riposta nella costruzione di una Società delle Nazioni, giudice super partes, che abbia l'autorevolezza e la forza di dirimere le contese in nome di leggi e di regole chiare, stipulate in precedenza. Qualcosa che assomigli all'Onu di oggi, ma riveduta e corretta, più giusta ed efficiente.
LA PACE E NON LA GUERA E' CIO' DI CUI NOI E LE GENERAZIONI FUTURE ABBIAMO BISOGNO.

sabato 8 dicembre 2007

Ogni giorno muoiono 13mila bambini

L'Ong "Save the Children" chiede un immediato intervento dei leader riuniti a Lisbona

L'Ong umanitaria 'Save the Children' ha chiesto un immediato intervento dei leader africani ed europei riuniti a Lisbona per il secondo vertice Ue-Africa in favore dei milioni di bambini del continente nero che ogni anno muoiono per malattie «facilmente curabili». In una nota, il responsabile della campagna di 'Save the Children' per l'Africa Martin Kirk ha rilevato che ogni giorno «oltre 13.000 bambini africani sotto i cinque anni moriranno, per lo più per malattie facilmente curabili». Ogni anno, secondo Save the Children, i bambini morti sono circa 5 milioni nell'Africa sub-sahariana. «La maggior parte di queste morti è dovuta a diarrea, polmonite e malaria, malattie facili da prevenire e curare», ha affermato Kirk. L'Ong umanitaria ha chiesto ai leader africani di rispettare la promessa fatta al vertice di Abuja, di dedicare almeno il 15% dei bilanci dei loro stati per la salute, e a quelli europei di mantenere l'impegno di destinare lo 0,7% del Pnl dei bilanci dei loro paesi all'aiuto allo sviluppo. Per ora, ha rilevato Save the Childre, solo Svezia, Lussemburgo, Olanda e Danimarca hanno raggiunto questo obiettivo.

dal Corriere della sera

MASTELLA INSISTE SULLA NORMA ANTI-OMOFOBIA

Cari compagni,

come tutti ben sapete due giorni fa al Senato è stata votata,con l'appoggio salvifico del Senatore a vita Francesco Cossiga, la fiducia al Governo sul decreto legge sulla Sicurezza.

Allora forse io non ho capito bene cosa è accaduto perchè altrimenti la cosa sarebbe alquanto grave e segno di inciviltà.

Per quanto io abbia capito,il motivo per il quale il Governo ha rischiato di non avere la fiducia sarebbe dovuto ad un emendamento del Prc per creare una nuova fattispecie di reato contro gli atti di discriminazione razziale, etnica, religiosa o fondati sull’orientamento sessuale.

Paola Binetti, senatrice teodem del Pd, avrebbe infatti espresso critiche all’emendamento
proposto dalla sinistra sulle pene da infliggere contro «chiunque compia atti di discriminazione razziale, etnica, religiosa o fondati sull’orientamento sessuale». Alla Binetti quelle ultime due parole, «orientamento sessuale», non sarebbero piaciute affatto.


Ancora sulla Stampa il ministro della Giustizia dice: «Se Rifondazione comunista e altri rinnegano un impegno preso ieri di modificare alcuni elementi nel decreto sicurezza, per noi dell'Udeur è crisi di governo, togliamo la fiducia e la nostra esperienza politica finisce qui», ha detto Mastella, oggi a Bruxelles per il Consiglio Ue dei ministri della Giustizia. «Ho parlato con il mio capogruppo alla Camera - ha detto Mastella -. Se Rifondazione comunista o altri partiti della sinistra, nonostante l'impegno preso dal ministro Chiti ieri sera e da me stesso per evitare già ieri la crisi di governo, che ci sarebbe stata senza l'impegno di modificare alcuni elementi che nulla hanno a che fare con la vicenda della sicurezza, come i temi di genere e natura sessuale, se Rifondazione comunista dice che non si toccano e viene lasciato tutto inalterato, per noi - e mi rivolgo al presidente del Consiglio e al capo dello Stato - è crisi di governo. Se è così, togliamo la fiducia al governo. Se a fronte dell'impegno alla modifica, facendo i furbi, anzi i furbastri, con una logica tipicamente comunista di doppiezza togliattiana che conosco da tempo, Rifondazione e gli altri fanno finta di no, non ci sono più le condizioni di stare insieme». Se, viceversa, Rifondazione e gli altri accettano l'idea che su questioni di rilevanza di valori non si può mortificare il Parlamento conducendolo, in prigionia politica, attraverso strumenti da cavallo di Troia come quello del voto di fiducia, si discute liberamente».


La replica di Prc: ha un bel coraggio. «Io penso che su materie così ci vuole del coraggio perché ad affermare che ciò che è valido in Europa non sia poi valido da noi e stiamo parlando di diritti civili. Ci vuole davvero coraggio». Così il segretario del Prc, Franco Giordano, ha commentato le dichiarazioni del ministro della Giustizia, che ha minacciato la crisi se non verranno modificate le norme sugli omosessuali contenute nel decreto sulla sicurezza.

Io concordo assolutamente con Giordano e mi chiedo perchè questa norma da cosi tanto fastidio.

Perchè in tutta Europa queste norme sono accettate con buon senso e con apertura mentale e in Italia ancora si discute su questo.

Perchè ci dov5rebbere essere opposizioni ad un articolo che richiama una norma già vigente nell'ordinamernto italiano,perchè già ratificata e che peraltro rientra nell’ambito delle suddette misure anti-razzismo che si richiamano il Trattato di Amsterdam ratificato dall’Italia. “Pertanto, non dice nulla di nuovo rispetto a quelli che sono gli impegni dell’Italia”, afferma Ferrero.


La situazione peraltro è altrettanto grave a sentire alcune affermazioni di seguito riportate:


(AGI) - Roma, 8 dic. - L’Udeur presentera’ un emendamento al pacchetto sicurezza per eliminare dal provvedimento ogni riferimento all’omofobia. Lo annuncia il capogruppo del Campanile alla Camera, Mauro Fabris.”Vedremo - aggiunge - cosa faranno i cattolici del Pd”.
“Per quanto riguarda la nostra richiesta al governo di stralciare dal pacchetto sicurezza approvato dal Senato ogni riferimento all’omofobia - dice Fabris - a chi ci sfida a dimostrare coerenza tra le parole e i fatti rispondiamo che alla Camera il gruppo Udeur presentera’ un emendamento soppressivo in tale senso”.
“Ci sara’ cosi’ il modo di chiarire una volta per tutte - continua - chi, nell’azione politica, al richiamo ai valori fa seguire i fatti, a partire dai cattolici del Pd, ai quali chiediamo fin da ora il voto sul nostro emendamento”.
“Alla senatrice Finocchiaro, che ritiene mortificante un eventuale modifica al testo approvato dal Senato - prosegue Fabris - ricordiamo che sarebbe ancor piu’ mortificante e grave che il governo non mantenesse la parola data per modificare il testo, promessa fatta prima delle votazioni a Palazzo Madama ai senatori Udeur e non solo, ribadita ancora ieri dal ministro Chiti”. (AGI)
Red/Mgm



Roma, 8 dic. - “La laicita’ e’ un principio non discutibile, i socialisti non voteranno il decreto senza la direttiva europea”. Lo dice il vice presidente del Senato ed esponete del partito Socialista, Gavino Angius.
“Cosa sarebbe accaduto se giovedi’ fosse caduto Prodi ad opera del voto contrario dei teodem del Pd alla fiducia richiesta dal governo?”, si chiede Angius. “La sostanza e’ che il Pd e’ prigioniero del clericalismo dilagante e mi stupisce che il Ministro Chiti abbia successivamente dichiarato che la norma antidiscrimine, che recepisce una direttiva europea, sara’ cancellata alla Camera”.
“La norma di cui si parla - aggiunge - era stata recepita da tutta la maggioranza di centro sinistra con il pieno accordo del Governo. Cosí ci avviamo ad essere un Paese a sovranita’ limitata, in cui le scelte di liberta’ della persona saranno quotidianamente minacciate da un clericalismo dilagante che affossa il principio di laicita’ dello Stato. E questo per noi socialisti e’ inaccettabile, quindi avvisiamo con chiarezza il governo e la maggioranza che se la norma antidiscrimine dovesse essere cancellata dal decreto gli esponenti del Partito socialista al Senato non voterebbero in alcun modo il testo cosi’ modificato”.
“Non e’ possibile - conclude Angius - che si mettano in discussione i principi a tutela della liberta’ della persona. Questo per noi e’ un limite che non puo’ essere valicato, ne verrebbe meno la nostra credibilita’ in Europa”. (AGI)
Red/Mgm


(AGI) - Roma, 7 dic. - “Non mi risulta che ci sia un impegno del governo per modificare la norma sulla discriminazione di genere contenuta nel decreto sulla sicurezza alla Camera”: il capogruppo del Pdci alla Camera, Pino Sgobio, lo sottolinea a margine della riunione di maggioranza sulla Finanziaria. “Evidentemente il ministro Chiti ha parlato a titolo personale. Del resto quella norma dovrebbe essere cambiata nel decreto mille proroghe di fine anno, ma a quel punto dovrebbe tornare al Senato dove ci sarebbe magari un voto in piu’ quello della Binetti, ma anche 10 in meno, i nostri. Noi siamo leali e non vogliamo mettere in crisi il governo ma su questo tema non sono possibili pasticci”. (AGI)

Roma, 7 dic. (Apcom) - Il voto mancato della senatrice 'teodem' Paola Binetti sulla fiducia al Governo in Senato ha aperto un nuovo fronte polemico fra la sinistra e i moderati dell'Unione: il segretario del Prc, Franco Giordano, è furioso: "Ci troviamo un esponente del Pd che vota contro la fiducia di quel Governo che loro difendono a spada tratta e non succede nulla", accusa.

Il leader del Prc, che parla a margine di un seminario a porte chiuse della rivista Alternative per il socialismo, precisa di non avere "alcuna intenzione di fare polemica con il Governo: sto al merito della questione. A me al Pdci, per una astensione al Senato - ricorda Giordano alludendo al caso dei 'dissidenti' sull'Afghanistan - è capitato di dover prendere atto di una divisione delle strade con due compagni. Qui un esponente del Pd vota contro la fiducia, i giornali sono pieni dello scontro tra Rifondazione e il Governo, ma noi discutiamo e loro votano. Decidiamo chi fa più male al Governo".

E tutto questo, insiste il segretario di Rifondazione, "avviene su norme che in Europa sarebbero puramente liberali: sui diritti degli omosessuali, qualcosa che ci viene dal trattato di Amsterdam. Rischiamo una figuraccia in tutta Europa, anzi sarebbe bene che non si sapesse".



Io mi chiedo dov'è il Pd?E' questo il nuovo Pd? Dove ci sono persone che ancora negano questi diritti e negano la condanna della discriminazione su base di tendenza sessuali diverse?

Ditemi un pò voi,perchè la cosa è davvero sconcertante,perchè se è cosi Bertinotti ha ragione a dire che si sta fallendo o peggio ha fallito.


CHE NE PENSATE?