sabato 5 gennaio 2008

Itri,poche le aree di sosta in centro arriva un nuovo piano parcheggi

di S.Gio.

Un nuovo piano per i parcheggi a Itri. Dopo i disagi che si stanno verificando nel periodo delle festività natalizie per l’insufficienza di aree di sosta nel centro cittadino, l’amministrazione comunale ha deciso di correre ai ripari apportando durante il mese di gennaio una serie di modifiche sia al centro che in periferia.
Una delle prime decisioni riguarderà i servizi di trasporto pubblico, con il trasferimento dell’area di sosta dei pullman del Cotral dalla tradizionale area di piazza Incoronazione nella più decentrata piazza Padre Pio, adiacente all’Appia. Non dovrebbero, invece, cambiare l’area di sosta i pochi pullman che effettuano il percorso Itri-Campodimele. E sempre nelle prossime settimane piazza Incoronazione dovrebbe esserre convertita in area pedonale. Con questi provvedimenti l’amministrazione presieduta da Giovanni Agresti dovrebbe favorire un decongestionamento del traffico cittadino, che si è particolarmente appesantito durante il periodo natalizio e che ultimamente ha investito anche l’area della stazione ferroviaria.
Una situazione, quella dell’appesantimento della circolazione, che in parte è anche determinata dalla conformazione urbanistica del quartiere medievale itrano, tutto concentrato attorno al castello e con molti vicoli e stradine esclusivamente pedonabili. Ora si spera, con la modifica delle aree di sosta, di poter alleggerire la situazione del traffico e garantire maggiore vivibilità al centro cittadino.

Gaetano

il cannocchiale

mercoledì 2 gennaio 2008

GUINEA, IL GRIDO DELL'AFRICA: AIUTATECI!

Il 28 luglio 1999 Yaguine Koïta, 15 anni, e Fodé Tounkara, 14 anni, hanno viaggiato da Conakry, la capitale della Guinea, a Bruxelles, nascosti nel vano del carrello di atterraggio di un Airbus A 330-300 della compagnia belga Sabena. Vestiti con diverse paia di pantaloni infilati l'uno sull'altro, maglioni, giacche e cappelli, ma con dei semplici sandali ai piedi, sono scivolati sotto l'ala, nel piccolo vano delle ruote. Il viaggio si è concluso tragicamente: Yaguine e Fodé sono morti. Di freddo, sicuramente: all'altitudine di crociera di un aereo, la temperatura oscilla tra i -50 e i -55 gradi. O forse di anossia, e cioè a causa del calo di ossigeno distribuito dal sangue nei tessuti, provocato dall'assenza di pressurizzazione in questa parte dell'apparecchio. I corpi sono stati ritrovati all'aeroporto di Bruxelles solo qualche giorno dopo. Oggi di loro resta solo una lettera, custodita nella tasca di uno dei due ragazzi, indirizzata alle "loro eccellenze i signori membri e responsabili dell'Europa".

Questo è il testo della lettera scritta da Yaguine e Fodé.

Loro eccellenze i signori membri e responsabili dell'Europa. Abbiamo l'onorevole piacere e la grande fiducia di scrivervi questa lettera per parlarvi dello scopo del nostro viaggio e della sofferenza di noi bambini e giovani dell'Africa. Ma prima di tutto, vi presentiamo i nostri saluti più squisiti, adorabili e rispettosi. A tale fine, siate il nostro sostegno e il nostro aiuto, siatelo per noi in Africa, voi ai quali bisogna chiedere soccorso: ve ne supplichiamo per l'amore del vostro bel continente, per il vostro sentimento verso i vostri popoli, le vostre famiglie e soprattutto per l'amore per i vostri figli che voi amate come la vita. Inoltre per l'amore e la timidezza del nostro creatore "Dio" onnipotente che vi ha dato tutte le buone esperienze, la ricchezza e il potere per costruire e organizzare bene il vostro continente e farlo diventare il più bello e ammirevole tra gli altri. Signori membri e responsabili dell'Europa, è alla vostra solidarietà e alla vostra gentilezza che noi gridiamo aiuto in Africa. Aiutateci, soffriamo enormemente in Africa, aiutateci, abbiamo dei problemi e i bambini non hanno diritti. Al livello dei problemi, abbiamo: la guerra, la malattia, il cibo, eccetera. Quanto ai diritti dei bambini, in Africa, e soprattutto in Guinea, abbiamo molte scuole ma una grande mancanza di istruzione e d'insegnamento, salvo nelle scuole private dove si può avere una buona istruzione e un buon insegnamento, ma ci vogliono molti soldi, e i nostri genitori sono poveri, in media ci danno da mangiare. E poi non abbiamo scuole di sport come il calcio, il basket, il tennis, eccetera. Dunque in questo caso noi africani, e soprattutto noi bambini e giovani africani, vi chiediamo di fare una grande organizzazione utile per l'Africa perché progredisca. Dunque se vedete che ci sacrifichiamo e rischiamo la vita, è perché soffriamo troppo in Africa e abbiamo bisogno di voi per lottare contro la povertà e mettere fine alla guerra in Africa. Ciò nonostante noi vogliamo studiare, e noi vi chiediamo di aiutarci a studiare per essere come voi in Africa. Infine: vi supplichiamo di scusarci moltissimo di avere osato scrivervi questa lettera in quanto voi siete degli adulti a cui noi dobbiamo molto rispetto. E non dimenticate che è con voi che noi dobbiamo lamentare la debolezza della nostra forza in Africa. Scritto da due bambini guineani. Yaguine Koïta e Fodé Tounkara.

domenica 30 dicembre 2007

Luci spente a mezzanotte del 31 dicembre

di Stefano Corradino e Giorgio Santelli

Milleequarantre. Non facciamo in tempo a predisporre un comunicato che già dobbiamo aggiornare il tragico bollettino. Sono le cifre dei morti sul lavoro che Articolo 21 ha registrato nel 2007. Donne e uomini, italiani e stranieri che non festeggeranno più nessun nuovo anno, che non cresceranno, che non vedranno crescere i loro figli, che non vivranno una vita di coppia, che non arriveranno alla pensione, che non produrranno reddito per sé e per la società. Per questo l'associazione raccogliendo l'appello lanciato da Italo Carones, sindaco di Oriolo Romano (VT) ha lanciato una campagna simbolica: allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre vengano spente le luci delle città italiane per ricordare i morti sul lavoro. Un'iniziativa dal valore simbolico, e per questo abbiamo chiesto principalmente a piccole realtà di aderire alla nostra iniziativa, città simbolo del lavoro e che sono state malauguratamente testimoni degli infortuni nei cantieri”.

Numerose le località che hanno aderito, a partire da Oriolo Romano. “L’idea – afferma il sindaco Italo Carones - è nata dalla voglia di esprimere, con questo pur simbolico gesto, un momento di vicinanza alle famiglie delle vittime del lavoro e nello stesso tempo sollecitare un momento di riflessione e di condivisione del dolore tra i nostri concittadini nel momento più alto delle festività natalizie. E siamo contenti che l’associazione Articolo21, prendendo spunto da noi, abbia riproposto l’iniziativa per Capodanno, invitando tutti i comuni italiani a spegnere simbolicamente le luci”. Importanti le altre adesioni: Campello sul Clitunno (PG), "dove - ricorda il sindaco Paolo Pacifici - il 25 novembre 2006, 4 operai morirono a seguito di una tremenda esplosione presso un'impresa per la raffinazione d'olio". Casale Monferrato, comune piemontese con il più alto tasso di morti per eternit; Nuoro il cui sindaco, Mario Demuru Zidda ha ricordato il minuto di silenzio del consiglio comunale per ricordare la tragedia della Thyssenkrupp. Il Comune di Osini e Iglesias, Guspini, Carbonia, tre centri importantissimi nella storia del lavoro minerario della Sardegna. Anche Graziano Milia, presidente della Provincia di Cagliari, uno insediamenti industriali più significativi ha comunicato la sua concreta adesione. E ancora Gubbio, dove i giornalisti hanno sottoscritto una Carta sull'informazione in cui si poneva l'accento sul tema dell'informazione per la prevenzione. Gubbio a mezzanotte spegnerà "l'albero più grande del mondo" realizzato dai maestri alberaglioli, per ricordare le vittime sul lavoro. E poi Ovada (AL), città della pace e della non violenza, il Comune di Orvieto, il Comune di Terni che attraverso il sindaco Paolo Raffaelli ha comunicato che "sarà spenta l'illuminazione pubblica per sollecitare ogni utile azione tesa a fermare una strage che quest'anno ha fatto più di mille morti e che ha colpito anche la nostra realtà territoriale". Il Comune di Gela attraverso il sindaco Rosario Crocetta. Il Comune di Borgo Valsugana in Trentino; il sindaco, Laura Froner, ha annunciato che sarà spento per un minuto l'albero davanti alla piazza del Municipio. La Provincia di Roma: "d'intesa con il presidente e i colleghi della giunta - ha spiegato l'assessore alla Cultura Vincenzo Vita - aderisce all'iniziativa di Articolo21. Mentre si brinda all'anno nuovo vogliamo anche noi l'attenzione all'amara infelicità delle tragedie del lavoro, un dramma che non dobbiamo rimuovere. Per parte nostra spegneremo per un minuto le luci di Palazzo Valentini, per ricordare tra l'altro che anche la provincia di Roma è stata toccata dagli infortuni sul lavoro".

"La nostra associazione – afferma il portavoce Giuseppe Giulietti – è da tempo impegnata sul fronte della lotta senza quartiere contro quella strage quotidiana che ha preso l’assurdo nome di morti bianche. Articolo21, pertanto, non solo aderisce all’appello lanciato dal sindaco di Oriolo Romano ma ha invitato tutti i propri associati, tutte le associazioni e gli enti locali a individuare i modi e le forme più opportune per accogliere questo appello e per far sì che, a partire dall'iniziativa simbolica del 31 dicembre tutti i giorni dell’anno possano essere contrassegnati da iniziative tese a contrastare questo fenomeno e a creare una nuova consapevolezza in tutta l’opinione pubblica”. “Proprio in questi giorni – sottolinea Giulietti - stiamo celebrando la ricorrenza del 60° anniversario della nostra Costituzione, il cui primo articolo richiama proprio il valore del lavoro come principio portante dell’Italia repubblicana. Inoltre il 2008 è stato dichiarato l’anno dei diritti umani. Anche per queste ragioni vorremmo che il prossimo sia l’anno di una lotta senza quartiere per la sicurezza del lavoro e il rispetto dei diritti individuali e collettivi, augurandoci che il contatore dei morti di Articolo21 possa conoscere lunghi momenti di inattività, e una netta inversione di tendenza”.

ThyssenKrupp, «116 violazioni della sicurezza»

Il rapporto degli ispettori Asl. Indagato, l'ad ThyssenKrupp. I sindacati rifiutano l'anticipo della Cig e chiedono l'apertura di una trattativa a livello nazionale
Sara Farolfi

ThyssenKrupp non riaprirà lo stabilimento di Torino. Non tanto perchè, come ha detto ieri il direttore del personale ai sindacati, «non c'è lo stato d'animo dei lavoratori per riprendere il lavoro a Torino»: cosa ripetuta più volte dai diretti interessati, ma ignorata dalla multinazionale fin dal giorno successivo alla strage che, nella notte tra il 5 e il 6 dicembre scorso, ha ucciso sei persone (il settimo lavoratore, Giuseppe Demasi, resta ricoverato in gravi condizioni).
Lo stabilimento torinese non riaprirà i battenti per il fatto che l'azienda, con ogni probabilità, sarà impossibilitata a farlo. E' infatti arrivati sul tavolo della Procura torinese l'indagine degli ispettori Asl, richiesta dalla stessa Procura per verificare, contestualmente all'eventualità del riavvio della produzione (richiesto dall'azienda), le condizioni di sicurezza nello stabilimento. Si tratta di 116 prescrizioni. 116 violazioni in materia di sicurezza (dagli impianti ai macchinari fino alla sicurezza antincendio), contestate all'amministratore delegato della multinazionale tedesca, Harald Espenhann, iscritto perciò nel registro degli indagati.
Eppure la multinazionale tedesca anche ieri ha provato a giocare le proprie carte. Lo ha fatto durante l'incontro con i sindacati territoriali e nazionali (Fim, Fiom e Uilm) e con le Rsu dello stabilimento presso l'Unione industriali di Torino. Ipotizzando la chiusura anticipata dello stabilimento e proponendo l'anticipo (al 10 dicembre) della cassa integrazione straordinaria che, secondo gli accordi di luglio (quelli in cui era stata ufficializzata la chiusura dello stabilimento torinese e il trasferimento della produzione a Terni), sarebbe dovuta partire a giugno prossimo. La proposta è stata respinta da sindacati e lavoratori che chiedono che la trattativa, e dunque anche un eventuale accordo, sia gestita (come era stato fatto a luglio sul futuro dello stabilimento) a livello nazionale. E con tutti gli elementi sul tavolo, prescrizioni Asl comprese: «Se la chiusura dello stabilimento fosse dovuta agli eventi e alle violazioni rilevate dagli ispettori dell'Asl - dice Giorgio Airaudo, segretario della Fiom torinese - Perchè l'azienda dovrebbe scontarla con l'anticipo della cassa integrazione?». Perchè, in altre parole, per la chiusura dello stabilimento dovrebbero pagare i lavoratori?
A ThyssenKrupp ieri non è restato altro da fare che prendere atto dell'impossibilità di «scaricare la patata bollente a livello locale per arrivare a Roma con un accordo già fatto», sintetizza Ciro Argentino, delegato Fiom nello stabilimento torinese. Una nota del gruppo riferiva nel pomeriggio di ieri che «l'azienda si è fatta carico di garantire lo stipendio per i mesi di dicembre e gennaio (compresa la tredicesima) a tutti i lavoratori di Torino, in attesa del nuovo incontro a livello nazionale chiesto dai sindacati, previsto per l'inizio di gennaio».
«Tecnicamente - ha annunciato ieri il capo del personale Tk, in conclusione dell'incontro con i sindacati - la copertura delle assenze di dicembre avverrà attraverso il riconoscimento di ferie aggiuntive a quelle contrattuali, procedimento valido anche per coloro che non abbiano ferie residue». Un istituto, quello delle ferie aggiuntive, che non esiste - spiega Airaudo: «un escamotage», dovuto al fatto che dire "paghiamo noi", sarebbe inevitabilmente suonata come un'ammissione di responsabilità.
I sindacati chiedono anche che il negoziato con l'azienda affronti tutte le questioni aperte: non solo la cassa integrazione, ma anche la ricollocazione dei lavoratori, che oggi a Torino sono rimasti in circa 150. «Provati, sconfortati e preoccupati», questo lo stato d'animo che Ciro Argentino prova a raccontare. Oggi pomeriggio, una fiaccolata organizzata dai lavoratori percorrerà la strada che separa il monumento dei caduti sul lavoro dal Cto di Torino, «dove c'è Meis», Giuseppe Demasi, il lavoratore ricoverato in gravi condizioni. E anche per la veglia del 31 è stata organizzata una fiaccolata, che partirà dai cancelli dello stabilimento dove, nella notte tra il 5 e il 6 dicembre, sono morte sei persone.