domenica 25 novembre 2007

I diritti dei bambini

Non basta riconoscere a tutti i bambini del mondo dei semplici diritti come quello alla salute, alla cultura e altro, quando la realtà delle cose è totalmente differente. Diritti "gettati" su un foglio. Il foglio che utilizziamo per pulirci la coscienza di tutti i problemi che ci sono.
Al diavolo chi dice che i giovani sono il futuro del mondo. Non è vero! Quando a noi giovani sarà data l'opportunità di conferire parole saremo già vecchi... a non essere vecchi saranno però i bambini dei paesi poveri, dei Paesi che nel 2007 sono considerati "in via di sviluppo", i bambini che un futuro non ce l'hanno.
Il lavoro infantile è un fenomeno di carattere sociale che interessa, a partire dalla fine del 1700, i bambini di età compresa tra i 5 e i 15 anni in tutto il mondo. Le aree principalmente interessate al lavoro minorile sono Asia, India, Pakistan, Nepal; Africa; America Latina, soprattutto Colombia, Brasile. Non sono però esclusi dal fenomeno Stati Uniti ed Europa, in particolare Regno Unito, Portogallo, Francia, Italia, e grandi città come Bogotá (Colombia) e Sialkot (Pakistan).
Tante sono le cause e i fenomeni che contribuiscono alla diffusione del lavoro minorile. Una tra tante è il basso reddito pro capite e l'elevato numero di persone in stato di povertà, in regioni ricche di risorse e con un'economia florida (è questo il caso dei Paesi sottosviluppati).
All'inizio degli anni Ottanta i piccoli lavoratori erano stimati oltre ai 50 milioni, ora ammontano a addirittura 250 milioni!
Ecco alcuni dati:
Thailandia: il 32% della intera forza lavoro è costituito da minori (5 milioni)
Filippine: i minori che lavorano sono 2.200.000
India: 55-60 milioni
Nepal: il 60% dei bambini svolge lavori che impediscono il loro normale sviluppo
Bangladesh: 15 milioni
Nigeria: lavorano 12 milioni di minori
Brasile: lavorano 7 milioni di bambini
Pakistan: sono 8 milioni i bambini ridotti in schiavitù per debiti
Perù: il 20% dei lavoratori nelle miniere del Perù ha fra 11 e 18 anni
Filippine: lavorano 5, 7 milioni di bambini
Egitto: lavorano - fonti governative - 1,4 milioni di bambini
Indonesia: 300.000 bambini lavorano nelle industrie manifatturiere
Italia: sono 509.000 i lavoratori con età 6-13 anni (compresi sia lavori saltuari che continuativi).
Queste stime sono a cura delle associazioni UNICEF e I.L.O.
Occorre notare come per ogni fenomeno di cui non si va fieri le stime dei governi risultino inferiori.
(Per conferme o approfondimenti visitare il sito http://www.minori.it/ ).
Il 20 novembre 1989 è stata approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite la convenzione sui diritti dell'infanzia.
(http://www.amicopediatra.it/genitori/Carta_Diritti_Infanzia/Convenzione_Diritti_Infanzia.htm#2) Tale convenzione è in vigore dal 2 settembre 1990 e la ratifica da parte dell'Italia avvenne il 27 maggio 1991 con la legge n.176 e ha tutt'oggi 193 stati, un numero addirittura superiore a quello degli stati membri dell'ONU è parte della convenzione! LA CONVENZIONE SUI DIRITTI DELL'INFANZIA E' STATA RATIFICATA DA TUTTI I PAESI DEL MONDO ECCETTO USA E SOMALIA!!!! Ed è gravissimo che essendo stata la Convenzione approvata dall'Assemblea svoltasi nella città di New York, gli Stati Uniti rimangano tra i due unici Paesi a non aver ratificato tale documento!!!!
La Convenzione sui diritti dell'infanzia oltre ad essere lo strumento normativo internazionale più importante e completo in materia di promozione e tutela dei diritti dell'infanzia, rappresenta uno strumento giuridico vincolante per gli Stati che la ratificano, ed offre un quadro di riferimento organico nel quale collocare tutti gli sforzi compiuti in 50 anni di difesa dei diritti dei bambini.
Ma non basterà mai lasciare scritti su un foglio dei diritti se la realtà delle cose è diversa.
Certo la Convenzione è un grande passo in avanti, ma non deve diventare (forse purtroppo già lo è...) uno strumento per consentire a chiunque di poter solamente pensare che tutti i bambini del mondo ora stanno bene. NON E' AFFATTO COSI'!!
Bisogna distinguere poi, il Sud del Mondo dall'Occidente, per un puro discorso etico e morale. Gli Occidentali hanno concezioni e tradizioni del tutto diverse e non possono pretendere di portare le loro abitudini e soprattutto di far diventare legge le loro abitudini nel Sud del Mondo.
Mi vergogno a dirlo ma la causa della povertà siamo noi, noi occidentali, solo noi.
In anni di studio della povertà nient'altro salta agli occhi oltre che LO SFRUTTAMENTO PERPETRATO NEI SECOLI E CHE TUTT'OGGI CONTINUA.
Le grandi aziende e le multinazionali non sono certo opera dei Paesi sottosviluppati: sono creature nostre, concepite per diventare macina soldi e alimentate dallo sfruttamento!
Le imprese preferiscono i bambini perché si possono sfruttare meglio. La quasi totalità dei conciai del Cairo ammette candidamente che cercherebbe di far lavorare bambini anziché adulti anche in presenza di leggi più restrittive.
Ma perché i poveri hanno bisogno dei bambini? Nel Terzo Mondo i bambini che riescono a sopravvivere sono una ricchezza, anche economica. Questa tabella mostra in che modo i bambini e le bambine di un villaggio vicino a Java, in Indonesia, rappresentino una fonte di reddito per le loro famiglie fin dall'eta di 6 anni.
A 13 anni coltivano la terra
a 12 anni lavorano sotto padrone, dietro una paga
a 11 anni trapiantano il riso
a 10 anni coltivano il riso
a 9 anni tolgono le sterpaglie
a 8 anni accudiscono il bestiame
a 6 anni curano i bambini più piccoli
(da uno studio dell'UNICEF).
Ed è importante che nei Paesi sottosviluppati i bambini abbiano la possibilità di lavorare perché rappresentano l'unica fonte di sviluppo. Ma il lavoro minorile non deve essere confuso, equivocato o addirittura sostituito con lo sfruttamento minorile. Sono due cose diverse. Ogni singolo bambino che lavora deve essere tutelato in toto, perché sta lavorando per assicurare un futuro alla propria famiglia ed al proprio Paese. I bambini lì lavorano per studiare. Noi occidentali studiamo per lavorare. Questa è una differenza fondamentale che implica un grande sforzo da parte nostra nel comprendere come si possa voler mettere al lavoro un bambino. Ma è necessario. E' meglio accettare che un bambino lavori a condizioni adeguate alla sua età e alle sue possibilità e si assicuri un futuro, perché se noi per primi non cambiamo le nostre mentalità chiuse non offriamo alcuna possibilità di eventuali sviluppi. Infatti leggi emanate da governi occidentali in Paesi del Terzo Mondo imponevano ed impongono il divieto ai minori di lavorare. E quali conseguenze hanno rilevato queste leggi? SFRUTTAMENTO, LAVORO IN NERO, PROSTITUZIONE, AUMENTO DELLA CRIMINALITÀ', USO DI DROGHE PER SOPRAVVIVERE (un bambino povero riesce a sopravvivere con soli tre pasti alla settimana sniffando colla, la stessa colla che finirà col consumargli il cervello). Allora cosa è peggio? Accettare, incentivare e promuovere in lavoro minorile (alle condizioni adeguate) in zone povere, oppure essere contrari e favorire tutte quelle conseguenze che altro non fanno che arricchire noi e continuare ad impoverire loro!?
Qualche anno fa, l'ex segretario generale dell'Onu Brutus Ghali disse: "i bambini nel terzo mondo, se lavorano muoiono di fatica, se non lavorano muoiono di fame". Allora occorre trovare un compromesso: è giusto che quei bambini lavorino, ma a condizioni sicure e dignitose, in modo da assicurarsi di sopravvivere e far sopravvivere il resto della loro famiglia.
E avere così la possibilità in un futuro di accedere alla cultura, unica vera fonte di sviluppo...

Alessandra