mercoledì 19 dicembre 2007

RITRATTO DI...
GANDHI



Mohandas Karamshand Ghandi nacque nel 1869 in una piccola città dell'India occidentale da una famiglia della borghesia legata all'amministrazione britannica ma molto attaccata alle tradizioni. Ebbe un'educazione induista e ne assimilò uno dei suoi pilastri, la legge dell'ahimsa, "il non-far-del-male".
Studiò nelle scuole inglesi e si laureò in legge a Londra, dove si interessò vivamente al cristianesimo e alla filosofia greca.
Dopo la guerra si trasferì in Sudafrica e vi svolse l'attività di avvocato difensore della comunità indiana, formata da 150000 persone. Lì ebbe modo di constatare la condizione di brutalità e sfruttamento in cui la minoranza bianca teneva sia i bianchi che i neri. Proprio in quegli anni elaborò la sua singolare dottrina della "non-violenza attiva" o "non cooperazione" di cui fece poi il metodo della sua lotta anticolonialista.
Contemporaneamente abbandonò ogni abitudine occidentale e adottò l'ascetismo indiano: si vestì con il bianco lenzuolo di lino degli indù più poveri, si dedicò unicamente al lavoro manuale, la filatura e la tessitura, per non dover dipendere dal denaro ottenuto con umiliazioni e compromessi, e assunse il cibo appena necessario per vivere; sebbene sposato con una donna che amava profondamente, praticò la castità.
Questo stile di vita lo circondò di un'aurea di santità già mentre era in Sudafrica (dove tra l'altro i bianchi lo tennero a lungo in prigione) e gli valse presso i suoi seguaci l'appellativo di Mahatma.
Durante la Prima guerra mondiale si sentì pronto per affrontare i problemi dell'India e tornò in patria.
Lì riprese la sua lotta all'imperialismo, insegnando non già la "resistenza passiva", ma una "resistenza attiva non violenta" basata su quattro principi:
- violare la legge quando essa era ingiusta;
- subire pazientemente le conseguenze dell'infrazione;
- rifiutare di cooperare con lo stato colonialista;
- praticare il digiuno totale rischiando anche la morte se l'obiettivo da raggiungere richiedeva questo sacrificio estremo.
La "resistenza attiva non violenta" si manifestò in centinaia di azioni volte a boicottare l'economia britannica, come accadde quando una decina di migliaia dei suoi seguaci si sdraiò sui binari per impedire ai treni di partire.
In altri casi promosse azioni volte a distruggere l'immagine liberale dell'Inghilterra, come quando schiere di indù si presentarono per giorni a gruppi di quattro davanti a un locale vietato agli Indiani e, dopo avere chiesto di entrare, si lasciarono bastonare senza un lamento.
Uno dei momenti più alti e spettacolari della "resistenza attiva" fu nel 1930 la "marcia del sale" indetta per protestare contro la tassa che vi avevano imposto gli Inglesi. Gandhi percorse 140 chilometri a piedi, seguito da una folla che si faceva via via più sterminata, e si recò fino alla riva del mare per raccogliere il sale che la natura regalava agli Indiani e sul quale la corona britannica, mai sazia nella sua avidità di sfruttamento, voleva speculare.
Molti Indiani morirono durante la "resistenza attiva", specialmente quando gli ufficiali britannici perdevano la testa e sparavano sulla gente disarmata lasciando centinaia di morti sul terreno.
Ma i giornali di tutto il mondo fecero di Gandhi un eroe e l'India, seguendolo, visse un indimenticabile momento di gloria.

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