giovedì 4 ottobre 2007

GAETA

<Stando alle risultanze della procura di Palermo, gli interessati ai lavori che dovevano essere realizzati nel porto di Gaeta erano appartenenti alla mafia dei corleonesi, con agganci a livello ministeriale, con ciò smentendo, clamorosamente e per l’ennesima volta, le dichiarazioni tranquillizzanti dei presidi locali.

Ma non è tutto, perché, se si va ad indagare sulle già citate proprietà a Monte Moneta, a ridosso della spiaggia di Sant’Agostino, o a Monte Lombone, sulle concessioni rilasciate appena due anni fa [il 2003 ndr] nell’ambito delle "mini varianti" al PRG, o in Viale Oceania, si rileveranno presenze abbastanza "sospette".

C’è il fondato sospetto che la camorra abbia fatto ricorso a prestanomi per l’acquisto, da dieci anni in qua, di numerosi immobili e terreni. Poco tempo fa c’è stato un attentato incendiario che ha colpito un negozio, in via Indipendenza, di proprietà di gente venuta dalla Campania.

Tutto ciò, senza trascurare il settore dell’usura, come hanno dimostrato le recenti operazioni Anzaloni-Patalano-Corbingi compiute dai locali Commissariati P.S. di Gaeta e di Formia.

[…]c’è il fondato sospetto che possano esserci contiguità con soggetti della "politica": l’invio di proiettili a due consiglieri comunali, la vertenza giudiziaria insorta presso il tribunale Civile di Roma fra il Centro Stampa di Gaeta ed una società con sede a Roma per alcune spese elettorali in quella città nelle ultime elezioni amministrative. Le procedure adottate dal Consorzio Industriale del Sud Pontino nelle assegnazioni di lavori di sua competenza e le assunzioni disposte da parte dell’Autorità Portuale Civitavecchia-Gaeta del personale in quest’ultima città meriterebbero ricognizioni approfondite.

Per quanto riguarda il porto di Gaeta - che, come è noto, è gestito dall’Autorità Portuale -, "L’Espresso" del 23 gennaio 2003, in un servizio dal titolo "Cosa nostra va a Palazzo", a firma di Marco Lillo, ha già lanciato l’allarme parlando di intrecci fra mafia e politica. Secondo un rapporto della Squadra Mobile di Palermo, arrivato ai magistrati romani che indagano sul caso della cocaina al Ministero del tesoro – scrive Lillo – Mario Fecarotta, l’uomo della mafia per i lavori portuali, che vince le gare in combutta con la famiglia Riina e poi gira i subappalti a beneficio di Totino, figlio del boss di Corleone, aveva "rapporti confidenziali" con il responsabile del controllo di legalità del Ministero delle Infrastrutture. Sembra una barzelletta, continua "L’Espresso": "l’uomo che ha incontrato Fecarotta al ministero nell’estate del 2001 e che lo ha poi indirizzato agli uffici giusti per una pratica relativa al porto di Gaeta (che tanto interessava ai Corleonesi), è Vito Riggio, presidente della Commissione di controllo del Ministero di Pietro Lunardi.

"Effettivamente conosco Fecarotta da quando siamo piccoli" – fa sapere a "L’Espresso" Riggio – "ed è vero che l’ho incontrato per la questione di Gaeta. Ma l’ho solo indirizzato agli uffici competenti". I lavori partirono, scrive "L’Espresso", ed il Ministero propose la rescissione soltanto dopo l’arresto di Fecarotta. Rescissione, scrive Lillo, mai avvenuta grazie al subentro provvidenziale di una ditta di Bologna. Ditta, questa "pulita", ovviamente! Nel servizio giornalistico di Lillo vengono citati nomi di politici eccellenti che ricoprono incarichi di governo, sia a livello nazionale che della Regione Lazio sotto le precedenti gestioni. Anche per Gaeta, come per SS. Cosma e Damiano, Fondi ed Ardea, abbiamo chiesto al Ministro degli Interni la nomina di Commissioni d’accesso.>>

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